|
Andrea
ha trovato lavoro
.....Volevo dirti che sono
molto, molto, ma molto contento che tuo fratello Andrea
abbia trovato lavoro. Mi piacerebbe parlare, magari in occasione
del prossimo incontro del gruppo, dei nostri fratelli down
che lavorano .Come sai anche mia sorella Chiara, che ha
37 anni, lavora da qualche tempo in un ufficio comunale,
e nonostante le traversie e le molte difficolta' che ha
incontrato, si tratta comunque di un'esperienza enorme,
per noi ma soprattutto per lei. Per me e' stato uno di quegli
eventi che nella vita, a posteriori, ricordi come un punto
di svolta. Non voglio sembrarti retorico, ma praticamente
ogni sera, quando spengo la luce e mi metto sotto le coperte,
il mio pensiero va a lei, e in particolare me la immagino
sull'autobus del mattino dopo mentre va al lavoro, tutta
imbacuccata, piccoletta (Chiara non e' proprio altissima),
colla camminata un po' goffa, ma indiscutibilmente fiera.
E se da un lato ogni mattina che il cielo manda sulla terra
sto in ansia, perche' fa la strada da sola, quest'ansia
e' abbondantemente ripagata dalla consapevolezza che, malgrado
tutto, quello e' il suo modo principale per sentirsi una
donna, una persona (e, bada bene, e' lei a dirlo, non sono
mie supposizioni o proiezioni). E' quello che i miei, e
comunque anch'io, abbiamo sempre sognato per Chiara. E immagino,
anche voi per Andrea.
In questo senso, parlando di me, e non direttamente di Chiara,
e' stato come se l'infanzia, l'adolescenza -la mia !-, si
fosse conclusa davvero quando lei e' andata al lavoro, nel
senso che la mia sofferenza principale da piccolo era proprio
la condizione di mia sorella. Non tanto la sindromeDown,
che io ho sempre accettato senza farmene un problema in
se', quanto la passivita' di mia sorella, il suo non riuscire
a fare i calcoli o a rifarsi il letto o quant'altro, e soprattutto,
il suo smarrimento e la sofferenza di non aver mai delle
gratificazioni. Purtroppo, e' un illuso chi crede che le
persone down a causa del loro ritardo mentale non siano
consapevoli dei loro limiti e non ne soffrano. TUTTI gli
uomini e le donne down, anche se poi ogni persona e' sempre
un universo a se'. Almeno questa e' la mia convinzione (ma
non solo mia), e mia convinzione e' anche che voler loro
bene vuol dire aiutarli a lottare, principalmente contro
questa sofferenza. Aiutarli a lottare senza provocare sofferenze
o stress inutili, ma anche senza dargli le calle, senza
illuderli, e cioe', detto molto semplicemente, senza mai
trattarli da deficenti-che e' quello che il 95 % del resto
del mondo fa con loro (cosi' se ne stanno a casa zitti e
intorpiditi e non rompono le scatole). POI, il modo di lottare
in se' per se', se provare ad andare al lavoro, oppure a
fare la spesa, oppure in associazione, (oppure andare all'universita'
come vaneggia (offendendoci) qualche cretino in TV...bah!),
oppure ovunque, quali che siano le loro "prestazioni"
(......), insomma, ripeto, il modo in se' a me non importa.
Da un certo punto di vista quasi uno vale l'altro.
So di dire cose che tra noi sono ovvie (lo sono?), ma le
volevo dire lo stesso.
Buonanotte a tutti, sono contento per Andrea e sono contento
che abbiamo fatto 'sto gruppo dei fratelli e sorelle.
Gaetano
17 aprile 2002
Ritorna
a "la nostra esperienza" |