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Caro
diario
Oggi
voglio scriverti per raccontarti di una persona a me molto
cara: mio fratello Andrea. Il nostro rapporto non è
come fra tutti i normali fratelli, ovvero di amicizia, ma
di amore e di affetto, addirittura oltre l'amore dei genitori;
è qualcosa diverso, di più profondo. Io che
sono più grande di 2 anni e mezzo rappresento per
lui un punto di riferimento, lui per me è la cosa
più cara. Dormiamo insieme in un letto matrimoniale
e credo che questo basti come simbolo del nostro legame.
Andrea ha nove anni e mezzo, è abbastanza alto, biondo
e con gli occhiali (eh già, non ci vede proprio,
basta guardare da che distanza guarda la televisione) ed
è magro. Ma perché, ti starai chiedendo, è
così diverso dagli altri, e bada bene che non è
un difetto: ha la sindrome di Down. Mi chiedo: perché
per tutto il mondo avere questa sindrome basta per odiare
una persona? Anzi, la sindrome di Down è un offesa.
Basta andare in città, entrare in corso Italia e
senti qualche ragazzino che con voce maleducata urla: "Sei
proprio mongoloide!", "Sei davvero un Down, eh!",
"Sei un 'andicappato", "O mongolo".
Perché mi chiedo. E' inutile negarlo, succede. E'
una delle offese preferite della società moderna.
Ma mi chiedo: perché essere down deve essere visto
in modo così negativo da diventare un'offesa? Va
bene, lo ammetto, magari Andrea si mette le mani in bocca,
a volte si fa la pipì addosso, fa dei versi oppure
è lento a fare alcuni movimenti, ma questa è
solo l'apparenza. E le persone non si giudicano che da questa.
Per questo non arrivano mai a conoscere le loro doti in
parte nascoste. Infatti, lo escludono solo perché
"è brutto", si ciuccia le mani e non riescono
a vedere, nemmeno minimamente, le cose che contano veramente.
Andrea, ad esempio, ha una dote eccezionale per la musica,
ha una grande fantasia, è bravo a matematica e fa
spesso ridere. Quando è arrivato in prima elementare
nessuno ci voleva stare insieme, ma ora tu sapessi quanti
amici ha (Filippo, Luca, Anna Maria). Addirittura li invita
a giocare qui e soprattutto lui non si perde nemmeno un
compleanno. Anche le maestre hanno capito che "non
morde". Infatti, in seconda elementare, non gli avevano
dato il libro di matematica. Perché? Perché
era down. Lui non poteva fare le attività della classe,
anzi ogni tanto lo mandavano a prendere un po' d'aria nel
corridoio o in giardino. Ma caro diario, essere down non
vuol dire essere un cagnolino, che non può lavorare
come tutti e che ogni ora deve uscire a fare una passeggiata.
E' un essere umano che lavora in classe, che fa la lezione
e studia come tutti. Ma soprattutto deve prendere i voti
sulla scheda! E non la relazione come si può fare
dal dottore: "il bimbo sta imparando le addizioni,
sa contare bene, ha difficoltà con le sottrazioni
"
"il bambino legge con fatica, scrive meglio, sa riconoscere
le immagini" e così via. Io non voglio assolutamente
negare che Andrea sia down, lo è. Voglio negare il
fatto che essere down sia un difetto. Andrea per me è
un fratello, un amico, un punto di riferimento. Anche se
legge con fatica e mangia solo cose frullate, gioca con
me, guardiamo la televisione insieme, tifa una squadra (perché
proprio la Juventus? Non poteva essere il Milan?), ha la
maglietta della sua squadra ed è contento quando
vince, ha un proprio idolo (Totti), ha le sue canzoni preferite,
il proprio sport preferito, fa moltissime attività
(pattinaggio, musica
), i propri interessi, i propri
cibi preferiti, gli piacciono i cartoni, ha i suoi amici
preferiti, i propri animali preferiti, la sua materia preferita,
i suoi libri preferiti, le sue maestre preferite e tutte
le altre cose che ogni essere umano ha. Andrea è
la persona a cui sono più affezionato (sta a dimostrarlo
il fatto che la sera non si addormenta senza di me). A me
piace esattamente com'è, altrimenti non sarebbe più
lui. Ora ti saluto, ciao
Luca
Barone
30 novembre 2003
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