17 Apr Andrea ha trovato lavoro
….Volevo dirti che sono molto, molto, ma molto contento che tuo fratello Andrea abbia trovato lavoro. Mi piacerebbe parlare, magari in occasione del prossimo incontro del gruppo, dei nostri fratelli down che lavorano .Come sai anche mia sorella Chiara, che ha 37 anni, lavora da qualche tempo in un ufficio comunale, e nonostante le traversie e le molte difficolta’ che ha incontrato, si tratta comunque di un’esperienza enorme, per noi ma soprattutto per lei. Per me e’ stato uno di quegli eventi che nella vita, a posteriori, ricordi come un punto di svolta. Non voglio sembrarti retorico, ma praticamente ogni sera, quando spengo la luce e mi metto sotto le coperte, il mio pensiero va a lei, e in particolare me la immagino sull’autobus del mattino dopo mentre va al lavoro, tutta imbacuccata, piccoletta (Chiara non e’ proprio altissima), colla camminata un po’ goffa, ma indiscutibilmente fiera. E se da un lato ogni mattina che il cielo manda sulla terra sto in ansia, perche’ fa la strada da sola, quest’ansia e’ abbondantemente ripagata dalla consapevolezza che, malgrado tutto, quello e’ il suo modo principale per sentirsi una donna, una persona (e, bada bene, e’ lei a dirlo, non sono mie supposizioni o proiezioni). E’ quello che i miei, e comunque anch’io, abbiamo sempre sognato per Chiara. E immagino, anche voi per Andrea.
In questo senso, parlando di me, e non direttamente di Chiara, e’ stato come se l’infanzia, l’adolescenza -la mia !-, si fosse conclusa davvero quando lei e’ andata al lavoro, nel senso che la mia sofferenza principale da piccolo era proprio la condizione di mia sorella. Non tanto la sindromeDown, che io ho sempre accettato senza farmene un problema in se’, quanto la passivita’ di mia sorella, il suo non riuscire a fare i calcoli o a rifarsi il letto o quant’altro, e soprattutto, il suo smarrimento e la sofferenza di non aver mai delle gratificazioni. Purtroppo, e’ un illuso chi crede che le persone down a causa del loro ritardo mentale non siano consapevoli dei loro limiti e non ne soffrano. TUTTI gli uomini e le donne down, anche se poi ogni persona e’ sempre un universo a se’. Almeno questa e’ la mia convinzione (ma non solo mia), e mia convinzione e’ anche che voler loro bene vuol dire aiutarli a lottare, principalmente contro questa sofferenza. Aiutarli a lottare senza provocare sofferenze o stress inutili, ma anche senza dargli le calle, senza illuderli, e cioe’, detto molto semplicemente, senza mai trattarli da deficenti-che e’ quello che il 95 % del resto del mondo fa con loro (cosi’ se ne stanno a casa zitti e intorpiditi e non rompono le scatole). POI, il modo di lottare in se’ per se’, se provare ad andare al lavoro, oppure a fare la spesa, oppure in associazione, (oppure andare all’universita’ come vaneggia (offendendoci) qualche cretino in TV…bah!), oppure ovunque, quali che siano le loro “prestazioni” (……), insomma, ripeto, il modo in se’ a me non importa. Da un certo punto di vista quasi uno vale l’altro.
So di dire cose che tra noi sono ovvie (lo sono?), ma le volevo dire lo stesso.
Buonanotte a tutti, sono contento per Andrea e sono contento che abbiamo fatto ‘sto gruppo dei fratelli e sorelle.
Gaetano