31 Mag IO E MIO FRATELLO
di Edoardo Ceci Ginistrelli; pubblicato in Semaforo blu , rivista dell’Associazione Camminare insieme , maggio 2006, n.0
Ero così piccolo quando mio fratello è stato giudicato affetto da autismo grave che non ricordo neanche come reagirono i miei genitori, o parenti, ad una notizia del genere… ricordo, però, della mia promessa di essere sempre per lui un punto di riferimento ed un aiuto.
La mia vita è stata profondamente condizionata dalla malattia di mio fratello, non per colpa sua. o di qualche altro capro espiatorio, si tratta di una mia scelta spontanea, maturata nel tempo. Il nostro rapporto è certamente diverso da quello di una normale convivenza fra fratelli, spesso limitato, certe volte difficile, (impossibile negarlo o rifiutarlo, come ho fatto per tanto tempo), ma non per questo impossibile,inutile, o non piacevole.
Alcune volte, all’inizio, avevo la sensazione di essere trascurato dai miei genitori, sempre in giro in cerca di medici, era facile non sentirsi presi in considerazione; presto, però, ho capito che mi sbagliavo: mio fratello in quel momento necessitava delle loro cure molto più di me, ed una volta ripristinato un certo equilibrio tutto sarebbe tornato a posto. Ho imparato a capire i miei genitori vedendo ogni giorno i risultati del loro faticoso lavoro, la loro stanchezza la sera; ora tento di essere d’aiuto, in vari modi, ed a volte non me ne accorgo nemmeno.
Una cosa è certa; chi è fratello di un ragazzo con disabilità ha un compito importante da assolvere, ed una grande responsabilità quando sarà solo: essere un aiuto ed una guida. Diventa fondamentale accettare la propria situazione (non solo quella del proprio fratello), perché questo dà forza e determinazione. E’ inutile scoraggiarsi di fronte ad un così arduo compito, perché non si fa altro che accrescere i problemi della famiglia; è giusto, invece, essere una mano utile nell’ aiutare, per esempio, nelle faccende domestiche. Non c’è motivo di disperarsi se i nostri genitori hanno meno tempo da dedicarci; bisognerà imparare a cavarsela da soli in certe situazioni, stando bene attenti a non fare stupidaggini.
E’ anche vero, tuttavia, che per fare questo non si possono abbandonare del tutto le proprie passioni, la via giusta è quella di vivere la propria vita fino in fondo, coglierne il senso, e scoprire che noi stessi abbiamo bisogno di nostro fratello per essere veramente noi.
Per alcuni aspetti tutti noi che abbiamo un fratello “speciale” siamo cresciuti diversamente e forse prima degli altri, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle sensazioni di cui gli altri hanno solo vagamente sentito parlare.
E’ inutile provare imbarazzo, vergogna, tristezza, rabbia per la nostra situazione; è questa e basta, e ci ha portato a cogliere dei valori difficili da comprendere a fondo, se non vissuti: abbiamo visto che la diversità non è assolutamente motivo di disprezzo o inferiorità, anzi, rende possibile un arricchimento interiore non indifferente; il nostro compito è quello di portare al mondo questi valori, e fare in modo che vangano compresi e messi in pratica.
Edoardo Ceci Ginistrelli