07 Lug L’incredibile Hulk
Non impiegai tanto tempo a capire cosa fosse la Sindrome di Down.
Provo in genere un piacere quasi erotico a tenere in mano un libro, di qualsiasi genere esso sia, ma fu con una certa inquietudine che verso i quindici anni mi decisi a consultarne uno del mio amico Lorenzo, più grande di me, allora studente di medicina e oggi medico mio e della mia famiglia.
Anomalia cromosomica, trisomia, 47 cromosomi anziché 46, una cosa che non sapevo se chiamare malattia, malformazione o chissà che, una cosa che, comunque, non poteva essere curata.
Ma si sa che ai ragazzi piacciono le avventure della fantasia (oltre che le fantasie di altro genere, ma questa è tutta un’altra storia), e ricordo con una certa tenerezza (solo i presuntuosi autentici come me sono in grado di provare tenerezza per se stessi, ma nessuno è perfetto e io, come qualcuno sa, lo sono assai meno degli altri) che immaginavo l’invenzione di un farmaco, un siero miracoloso, che si infilasse dentro ogni cellula (quante sono le cellule del corpo umano? Ada ci sei? Illumina con un dato scientifico questa idiozia da adolescente…) e la rimettesse a posto.
Fantasticavo di Antonio che tornasse “normale” come l’incredibile Hulk quando si trasformava, e dopo un iniziale momento di sbigottimento mi dicesse “Be’? Che facciamo, si va a pranzo che ho fame, stronzetto?”.
Mi ci volle un po’ di tempo (non molto a dire il vero) per decidere che l’incredibile Hulk era stratosferico così com’era, e che il Dott. Bruce Banner (il suo alter ego con la pelle rosa) era un individuo noioso, piuttosto saccente e tutto sommato per niente interessante.
Poi, con grande fragore di sigarette e esami e telefonini e spot televisivi, gli anni sono volati via, portandosi dietro le fantasie, le pozioni miracolose e i miei fumetti dell’incredibile Hulk, che saranno accatastati in qualche remoto (e inaccessibile) angolo di casa dei miei, introvabili specialmente se decidessi di cercarli (e me ne guardo bene, se vorranno saranno loro a tornare da me).
Fino a stamattina, quando l’incredibile Hulk mi ha fatto la faccia torva dal cartellone di un film, e questo delirio di quindicenne mi è tornato su all’improvviso.
Commuovermi per me stesso mi sembrava fuori luogo: così, ho fermato lo scooter e mi sono acceso una sigaretta.
Tanto per mandare giù il magone.
Baci
Alessandro