L’Italia deve adeguare la normativa interna in materia di inserimento lavorativo delle persone con disabilità all’art. 5 della direttiva 2000/78/CE del Consiglio

Il Capo dello Stato in un suo recente intervento ha affermato che soprattutto «nei momenti di difficoltà economica come quelli che stiamo attraversando» va prestata «una particolare attenzione alla condizione e ai diritti delle persone con disabilità» e che specialmente «il tema del lavoro» «richiede misure di inclusione efficaci», facendo anche riferimento alla necessità di una «risposta alla sentenza della Corte di giustizia dell’unione europea» .

La decisione richiamata dal Presidente della Repubblica è la sentenza del 4 luglio 2013 (causa C-312/11), con cui la Corte di giustizia, adita dalla Commissione europea, si è pronunciata sul quadro normativo italiano relativo all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
La Commissione ha chiesto alla Corte di «dichiarare che la Repubblica italiana, non imponendo a tutti i datori di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili, è venuta meno al suo obbligo di recepire correttamente e completamente l’articolo 5 della direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro» .

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